I rischi per la privacy aumentano su Facebook

Molteplici sono le bufale che si trovano on-line soprattutto da quando è aumentato a dismisura l’utilizzo di Facebook. Queste bufale possono essere dannose non tanto per le difficoltà tecniche che possono venire a creare ma soprattutto per il valore della privacy.
Il problema diventa maggiore quando l’applicazione viene salvata in locale su dispositivi mobili tipo iPhone e BlackBerry con una connessione Internet costante in metodo di scambio di dati. C’è comunque da dire che non tutte le applicazioni sono programmate in modo da utilizzare un worm ed entrare nella memoria locale.
Noi ne abbiamo esaminata qualcuna come tanti network on-line (vedi ad esempio Catepol che sta curando una rubrica intitolata “le bufale su Facebook: non cascateci!!!” e riportiamo di seguito qualche caso sporadico ed i metodi per evitare di cadere nella trappola degli “agguantatori” di dati personali.

A Bath si spiano gli individui tramite il Bluetooth del telefonino!

Cari lettori, immaginatevi di trovarvi in mezzo ad una colossale intercettazione che spia qualsiasi movimento che fate, la musica che ascoltate, i messaggi che scrivete, le telefonate e quant’altro sia legato al vostro terminale. È vero, forse oggi questa immagine non fa poi cosi tanto scalpore, abituati come siamo ad una sorta di controllo generalizzato delle nostre vite.

Il Grande Fratello profetizzato dal romanzo “1984” di Orwell si manifesta sempre più frequentemente in diversi modi: videocamere, intercettazioni telefoniche, banche dati, cookies, cellulari con fotocamera, e la lista potrebbe continuare ancora per molto. Insomma, la privacy del terzo millennio è un concetto abbastanza labile, flessibile, che cambia a seconda delle situazioni e delle esigenze.

Wi-Fi: quando, da risorsa, può diventare rischio?

Delle connessioni ad internet wi-fi (ovvero senza fili), abbiamo avuto modo di parlare in diverse circostanze, soffermandoci talvolta su iniziative lodevoli come FON, pensata per far condividere – a chi ne ha voglia – la propria connessione veloce alla grande rete con tutti gli altri partecipanti, di tutto il mondo.

Sulla comodità del mezzo non ci sono assolutamente dubbi: sfruttare internet, ovunque ci si trovi, tramite il proprio computer portatile, o tramite il proprio dispositivo mobile (magari per effettuare telefonate utilizzando la tecnologia VoIP), è un qualcosa di importantissimo, che apre a chiunque un mondo immenso di possibilità, in maniera del tutto gratuita. Ma con la privacy e la sicurezza come la si mette?

Arriva il grande fratello del Regno Unito?

Dai tremendi accadimenti dell’undici settembre 2001, l’approccio alla sicurezza e la lotta dei paesi occidentali contro il terrorismo si sono fatte parecchio sentire anche dai cittadini di quelle stesse nazioni. Basti pensare ai controlli molto più approfonditi che si fanno negli aeroporti o all’aumento delle intercettazioni telefoniche.

Bene, è proprio in quest’ultimo campo che andrà presto ad operare il governo del Regno Unito, in procinto di mettere su una sorta di grande fratello in grado di intercettare e conservare in un enorme database tutte le telefonate, le corrispondenze tramite posta elettronica e dati sui comportamenti avuti sul web da parte dei cittadini.

Il bluetooth spione?

Carissimi amici appassionati di tecnologia mobile, alzi la mano chi non ha mai avuto a che fare con la tecnologia bluetooth, in grado di farci scambiare informazioni tra vari dispositivi attraverso una frequenza radio sicura a corto raggio.

Amata, odiata e continuamente discussa, questa tecnologia che, tra computer, cellulari, stampanti, console, fotocamere ed altro, ci fa ormai compagnia da un bel po’ di tempo, potrebbe però rivelarsi un rischio per la privacy di ognuno di noi, almeno a quanto dice l’autorevole New Scientist, secondo il quale il bluetooth è un potenziale grande fratello.

Corea del Sud, la polizia vuole i chip nei cellulari per rintracciare le persone

Che viviamo in tempi inquieti è un qualcosa di risaputo, ma quello che si sta tentando di fare nella Corea del Sud forse è un po’ troppo prudente, se non addirittura paranoico.

Infatti, nel noto paese asiatico la polizia locale ha richiesto l’installazione di un particolarissimo chip per individuare, tramite GPS, la posizione geografica di chiunque ne abbia con se uno. Quasi inutile dire che subito si sono mosse in tutto il mondo le opinioni contrarie di persone comuni ed organizzazioni, certe del fatto che questi chip, qualora fossero realmente installati su tutti i telefonini, finirebbero col mandare a ramengo qualsiasi forma di privacy dei cittadini.

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