Anche se in maniera decisamente inferiore a quanto lo sia il mondo dei computer che utilizzano il sistema operativo Windows, anche quello della telefonia mobile è interessat allo spiacevole fenomeno virus. Alla luce di ciò, la non troppo famosa software house SMobile ha reso disponibile un antivirus destinato al sistema operativo Google Android. Come facilmente immaginabile, secondo molti analisti (ma anche utenti), si tratta di una mossa alquanto azzardata: per Charlie Miller di Security Evaluators (lo scopritore dela prima falla di Android), ad esempio, “pur se attualmente disponibile su un solo dispositivo, stiamo parlando di un sistema open source, che non è assolutamente soggetto a malware più degli altri sistemi proprietari”
Qualora un programmatore malintenzionato intendesse scrivere un’applicazione maligna e distribuirla tramite l’Android Market, si troverebbe di fronte ad una serie di ostacoli non da poco. Ad esempio, come suggerisce Miller :”visto che le applicazioni su Android girano in una Java virtual machine, qualora un’applicazione fosse stata progettata per accedere ai contatti o ad altri dati privati, il compimento di tale operazione dovrebbe sempre e comunque passare da una conferma da parte dell’utente“.
Facendo un esempio pratico, nel caso in cui una particolarissima versione dello Scarabeo contenesse delle istruzioni per ricavare informazioni dall’account di posta elettronica dell’utente, quest’ultimo dovrebbe preventivamente dare la sua risposta ad una domanda del tipo “Scarabeo sta tentando di accedere alle informazioni del tuo account di posta. Permetti tale operazione?“.
Insomma – come facilmente immaginabile – una risposta definitiva al dilemma relativo all’utilità di qualsiasi software antivirus su Google Android ancora non c’è: si tratta di un sistema più che sicuro, ma che per divenire “immune” esige l’interazione di un utente che sappia bene dove mettere le mani, senza dare conferme o smentite a caso. Certo, si tratta di merce sempre più rara, ma siamo speranzosi… in fondo, perché appesantire il proprio dispositivo mobile con dei programmi attualmente utili solo a chi li ha creati, quando si può usare il cervello?
[Via | PCWorld]
Marco 29 Dicembre 2010 il 10:05
Articolo semplice e chiarissimo.