Sta arrivando il Natale, e con lui l’atmosfera cambia, anche e soprattutto per le aziende che vedono questo periodo come un motivo molto attraente per ingolosire i possibili clienti che potranno approfittare della tredicesima per togliersi qualche sfizio.
La Apple ha pensato bene di sfruttare la poliedricità del suo iPhone e di mostrare al mondo come il suo smatphone si adatti non solo ad ogni occasione, ma praticamente a qualsiasi ricorrenza e il Natale diventa, oltre che un’occasione per cambiare il cellulare, un pretesto per provare applicazioni che magari non conoscevamo.
Per promuovere l’iPhone Apple ha deciso di creare un nuovo spot che dimostra quali sono 12 – delle innumerevoli – applicazioni che potrebbero renderci il Natale più comodo e divertente.
Le applicazioni in questione sono:
- The Betty Crocker Mobile Cookbook (gratis)
- Postman (2,39 euro)
- My Christmas Gift List (0,79 euro)
- TabToolkit (7,99 euro)
- Holiday Bells (0,79 euro)
- Snow Reports (1,59 euro)
- Christmas Fever (0,79 euro)
- Anna Sheffield Jewelry (gratis)
- myStarbuck (gratis)
- Flight Search (gratis)
- Weather Pro (2,99 euro)
- Schlage Link (gratis)
Tutte le applicazioni sono mostrate in sequenza, senza interruzzioni, in perfetto stile iPhone ads, a voler sottolineare da parte di Apple la velocità del dispositivo e la capacità di passare da un’applicazione all’altra senza intoppi e con la massima fluidità che da sempre contraddistigue l’iPhone.
La spettacolarità pratica e visiva delle applicazioni mostrate nel video garantisce un risultato eccellente alla pubblicità che dimostra come l’iPhone voglia diventare uno strumento sempre più presente nelle nostre vite. Insomma, un dispositivo nato con l’intento di essere un semplice telefono evoluto, si sta rivelando sempre più un gadget in grado di aiutarci nelle situazioni di ogni giorno.
A vedere questa pubblicità e pensando alle cose che sono in grado di fare i nostri smartphone (siano iPhone, Android, Symbian o Blackberry) con le applicazioni odierne e una connessione ad internet, viene da chiedersi “come facevamo un tempo?“