E alla fine giustizia fu fatta. L’Antitrust ha comminato a Tim e Vodafone una multa da 500mila Euro ciascuno per la modifica unilaterale e sistematica dei piani tariffari senza fornire adeguate informative al consumatore. Argomento del contendere sono state le “rimodulazioni selvagge” che sia TIM che Vodafone hanno imposto ai propri clienti alla fine dell’estate scorsa. Personalmente mi chiedo cosa sarà mai una multa di 500mila Euro per aziende come TIM e Vodafone: la vera giustizia sarebbe stata un obbligo di modifica delle tariffe offerte. Questo rimarrà, purtroppo, solo un sogno.
Ad annunciare la notizia è AltroConsumo: segue il comunicato stampa ufficiale.
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato Tim e Vodafone con una multa di 500 mila euro ciascuno per modifica unilaterale e sistematica dei piani tariffari senza fornire adeguate informative al consumatore. Lo annuncia Altroconsumo, che oggi ha ricevuto la notifica formale sulla multa dall”Antitrust. L’associazione aveva infatti denunciato l’agosto scorso all’Authority i due operatori per pratiche commerciali scorrette sui rincari delle tariffe di telefonia mobile.
La mancanza di informazione e trasparenza ha impedito agli utenti di conoscere le caratteristiche delle nuove tariffe, le modalità di attuare la portabilità del numero da un operatore all’altro e le modalità di rimborso del credito residuo. I rincari, calcolati dall’associazione a tutela dei consumatori, sono stati per profili medi in un anno da 49 sino a 83 euro, con picchi d’aumento sulle singole telefonate di oltre il 100%.
Commenta Paolo Martinello, presidente Altroconsumo: “L’intervento dell’Antitrust dimostra la necessità urgente di introdurre la class action nel nostro Paese. L’istituto del risarcimento collettivo si adatterebbe perfettamente a casi come questi, dove, per tali pratiche commerciali scorrette, la multa acquista un significato formale e non restituisce alle migliaia di utenti le cifre incassate automaticamente dai gestori, senza che i consumatori avessero alcuna possibilità di essere informati e di scegliere. Ma la conversione del decreto milleproroghe al Senato ha confermato l’ulteriore rinvio a luglio della norma, e i disegni di legge pendenti sia alla Camera che al Senato sono ancora impantanati nelle commissioni competenti“.
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