Si parla sempre più di frequente di crisi, sia economica che finanziaria, che affligge tutti i settori e praticamente tutte le economie mondiali. Inizialmente il settore della telefonia mobile sembrava immune alle turbolenze del mercato: le vendite erano stabili e il successo ottenuto dagli smartphones, soprattutto lo scorso anno, avevano fatto pensare ad un’eccezione, lontana dall’ombra della recessione e delle perdite. In realtà, invece, non è stato proprio cosi: l’ultimo trimestre dello scorso anno ha chiuso in rosso, lasciando presagire un trend negativo anche per il 2009. Il Mobile World Congress 2009, aperto il 16 febbraio scorso a Barcellona, non è stata solo l’occasione per presentare nuovi modelli o progetti inediti delle grandi case produttrici.
Si è discusso anche sul futuro della telefonia mobile: gli analisti e i gruppi commerciali sembrano d’accordo sul fatto che questo nuovo anno sarà molto pesante per il settore, con un calo previsto di 6-9 punti percentuali. È senza dubbio un’anomalia, registrata soltanto nel 2001, dopo i terribili attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Soltanto in quel triste periodo le vendite di terminali avevano subito una flessione, registrando quindi un calo importante nel numero di pezzi venduti e nei ricavi. Ma sarà davvero cosi anche nel 2009?
Alcune società prevedono addirittura oltre un miliardo di cellulari in meno venduti. Il problema, come abbiamo visto anche in altri articoli, è legato alla forte instabilità del mercato odierno e alla sempre maggiore difficoltà a prevederne l’andamento. Le aziende stanno comunque puntando molto sull’innovazione, con dispositivi di semplice utilizzo, touch screen, e dai costi sempre più contenuti.
Ma uno dei problemi principali è rappresentato dal comportamento degli utenti, i quali preferiscono tenere il proprio cellulare più a lungo, evitando di sostituirlo in brevi periodi. La crisi si estende a macchia d’olio anche nelle economie emergenti, dapprima viste come un barlume di speranza dopo i vari crolli dell’economia occidentale, poi cadute anch’esse nel baratro della recessione. Vedremo nei prossimi mesi, quindi, se il settore reggerà oppure le cupe previsioni si avvereranno.