Playstation Phone: sogno o realtà?

Dopo rumors ricorrenti, smentite e conferme, è ormai ufficiale il rilascio del Playstation Phone di Sony Ericsson, anche se, personalmente, finché non vedo non credo.  Ed eccoci forse di fronte al sogno che diventa realtà, la “Play” che telefona.

Quindi è ufficiale che, entro la fine del 2010 o comunque l’inizio del 2011 (molto più realistico), la casa giapponese commercializzerà la sua console portatile con parte telefonica incorporata. La nuova smart-console dovrebbe già avere alla sua uscita il nuovo sistema operativo Google, l’Android 3.0 (Gingerboard), con un Sony-Market personalizzato (oltre ovviamente al più noto Android Market). Il device è, come ci si poteva aspettare, un top di gamma, quindi fascia alta: il core è un Qualcomm MSM8655 da 1 GHz, la RAM è da 512 MB con 1 GB di ROM (quest’ultima caratteristica è estremamente interessante) ed avrà uno schermo multi-touch da 3.7 o 4.1 pollici, non è ancora certo. Oltre alla memoria flash incorporata di cui non sia hanno notizie certe, il Playstation Phone avrà uno slot di espansione per schede di memoria, ma, al contrario di quello che starete pensando, non sarà uno slot di espansione per Memory Stick ma bensì per microSD! Finalmente Sony si adegua allo standard più comune e ci permetterà di risparmiare sulle schede di memoria. Quindi il sogno di molti adepti della “Play” di averne una che telefonasse si avvererà molto presto, anche se mi viene da dire che Sony Ericsson ha già perso in partenza sul time-to-market dato che, come sappiamo molto bene, il trend-setter tecnologico Apple ha investito molto prima sul lato smart-console con iPhone 4 (ed iPod Touch che però non telefona). Sembrerebbe proprio che il segmento delle smart-console (vere e proprie console portatili di gioco con lato telefonico spinto) sia in espansione, d’altronde quanti di noi possessori di iPhone 4 non hanno giocato almeno una volta a qualche gioco 3D dello stesso? Credo quasi nessuno, ed il mercato di questo tipo di device è in crescita vertiginosa. Comunque, come dicevo all’inizio dell’articolo, finché non vedo non credo.