La nuova fantasia che sembra aver colpito gli hacker sono gli smartphone. Con il crollo definitivo dell’uso del cellulare, e l’upgrade allo smaprthone che permette in primis di archiviare dati (fonte primaria per gli hacker), ecco che ognuno di noi dovrebbe cominciare a pensare un attimo alla sicurezza del proprio device.
Gli smartphone, come ben sappiano sono dotati di sistemi operativi che permettono l’installazione anche di software supplementari. Questi software ogni volta necessitano di un certificato che deve essere rionosciuto dal device, questo perchè non avrebbero altrimenti rispetto degli standard di sicurezza. A differenza di Apple però, che certifica applicazione per applicazione sul suo App Store, molti dei maggiori produttori permettono l’installazione sui device di applicazioni anche di terzi, con la semplice nota del tipo: “Di questo software non si conosce la fonte. Installare comunque l’applicativo?“, lasciando all’utente la possibilità di “autodemolirsi”.
Il problema più grande diventa quindi quello della protezione dei dati sensibili. Ad oggi che noi abbiamo installate applicazioni per la gestione delle note, applicazioni per la posta elettronica, abbiamo le fotocamere integrate e facciamo scatti a destra ed a manca, potrebbe essere utile far si che nessuno riesca a toccare i nostri averi.
Le major di produzione degli smartphone stanno cercando infatti di unirsi tutte insieme e di creare una sorta di decalogo per la realizzazione dei software e soprattutto stanno cercando di affiancarsi tutte a software house che producono antivirus, questo perchè anche in questo settore si sta sviluppando molta concorrenza.
Purtroppo ad oggi non si è ancora trovato un buono ed unico fornitore anche perchè se gli antivirus si aggiornano quotidianamente, i virus non sono da meno.
Facciamo quindi sempre attenziona prima di installare applicazioni non provenienti dagli App Store certificati dalle case madri, e se proprio quest”ultima non è indispensabile, forse conviene evitare problemi di più difficile soluzione.
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