Se c’è una cosa che ci fa davvero sentire a casa, è il canone: non importa se sia quello per la Rai o per Telecom Italia, l’importante è che ci sia. Qualcuno, col passere del tempo, ha aderito a offerte di altri operatori della telefonia fissa, abbandonando questo “classico balzello”: sarà forse per questo che Telecom Italia, indispettita, sta seriamente pensando di aumentare il canone fisso mensile a tutti i suoi clienti. AltroConsumo sta raccogliendo adesioni tramite una petizione per protestare: non sarebbe forse meglio abbandonare Telecom Italia in massa e approdare a lidi più vantaggiosi?
Certo, noi utenti protestiamo, ma Telecom Italia ci fa notare (dal proprio punto di vista) come il costo del canone residenziale sia fermo dal 1° luglio 2002, quando passò da 11,36 Euro al mese a 12,14 Euro al mese al netto dell’IVA. Se tutto andrà secondo i piani di Telecom Italia, il canone passerebbe da 12,14 a 13,40 Euro al mese (con IVA esclusa però).
Per questo motivo, data la particolare situazione economica che stiamo vivendo, Altrocomsumo e i firmatari di questa petizione chiedono all’AGCOM e al Governo italiano di:
– Rigettare le richieste di aumento del canone di unbundling presentate da Telecom Italia e il conseguente innalzamento di circa 2 euro del canone al dettaglio. Ogni possibile voce in aumento nelle bollette degli italiani è, infatti, in questo particolare momento di crisi economica, da ritenersi inaccettabile e, peraltro, non c’è alcuna garanzia che Telecom Italia a fronte di tale indiscriminato aumento migliori la qualità del servizio o faccia investimenti sulla rete. Innalzare il costo dell’unbundling per gli altri operatori, infine, rischia di rivelarsi una pietra tombale per la concorrenza;
– Dare un taglio netto alle tariffe di terminazione mobile. Le reti radiomobili hanno, infatti, abbondantemente raggiunto in Italia tassi di penetrazione ben più elevati che in altri Paesi e gli originari investimenti necessari alla loro realizzazione sono stati ampiamente remunerati, continuare a sovvenzionarle non è, dunque, solo contrario agli interessi dei consumatori sulle cui bollette vengono ribaltate tariffe di terminazione esorbitanti e lontane dai sottostanti costi effettivi sostenuti dagli operatori mobili, ma risulta anche pregiudizievole allo sviluppo di un mercato convergente delle telecomunicazioni efficiente e concorrenziale verso il quale dovrebbe essere rivolto l’interesse generale alla modernizzazione del Paese. Anche la Commissaria Reding in questa intervista concessa ad Altroconsumo ha auspicato con estrema chiarezza una riduzione delle tariffe di terminazione mobile ben più netto di quello indicato dall’Autorità nel suo documento di consultazione;
– Rigettare gli impegni presentati da Telecom Italia e dare vita ad una separazione societaria della rete quale stimolo alla NGN.
Se siete interessati, potete aderire alla petizione.
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