La telefonia mobile è in costante crescita in tutto il pianeta. L’avvento delle economie emergenti ha reso la domanda di nuovi dispositivi mobili ancora più interessante e la produzione di cellulari si fa via via sempre più diversificata e adatta ad ogni esigenza di prezzo, di funzioni e di design. L’enorme diffusione dei terminali, cominciata nella seconda metà degli anni ’90, è sempre stata accompagnata da un quesito che oggi più che mai è presente e ancora privo di risposta: ma il cellulare fa male alla salute? Ricerche contrastanti hanno confermato e poi smentito e, ancora, riconfermato di continuo il legame tra l’utilizzo dei telefonini e le forme tumorali. Di recente si è parlato di allergie e sfoghi sulla pelle causate dal nickel, un materiale molto utilizzato nella realizzazione di tali prodotti. Ma un altra problematica legata all’utilizzo del cellulare è più di tipo psicologico che fisico: stiamo parlando della dipendenza da telefonino.
Un problema che, secondo l’ultima ricerca condotta dalla statunitense Osterman Research, colpisce tantissimi utenti americani. Durante lo studio in questione, molti di essi hanno affermato di non poter fare a meno di scambiarsi messaggi anche durante la guida (quasi l’80% degli intervistati) o di portarsi il terminale anche in bagno. Addirittura c’è chi ha confessato di aver utilizzato il telefonino anche mentre sciava o in situazioni davvero poco adatte, come ad esempio in un funerale. Insomma, cosa sta succedendo? La tecnologia mobile sta prendendo il sopravvento nelle nostre vite, influenzandole cosi tanto da renderle schiave di essa?
È una domanda alquanto complessa, che neppure Osterman Research risolve. Certo è che oggi con i cellulari si fa praticamente di tutto: telefonare, inviare messaggi, chattare, lavorare, fotografare, filmare, giocare, ascoltare musica, guardare video, film, navigare sul Web, utilizzarlo come GPS o come tv, ascoltare radio, e tantissimo altro.
Tutto il nostro mondo sembra li, a portata di mano, e spesso la sua mancanza causa in molti delle vere e proprie crisi di astinenza (basti pensare a quei ragazzini spagnoli ricoverati in clinica, dipendenti da cellulari e messaggeria istantanea). Solo il buon senso e una maggiore attenzione ed educazione tecnologica verso i minori, forse, potrebbe evitare una futura società incatenata ai propri terminali, impossibilitati a vivere senza per non sentirsi perduti.
Ma siamo proprio sicuri che si tratti solo di un problema futuro?