Come al solito, mentre nel nostro paese rimaniamo impelagati in discussioni più o meno utili, il resto del mondo continua a progredire e riesce ad “ufficializzare” cose che, nonostante siano ogni santo giorno sotto gli occhi di tutti, vengono misteriosamente ignorate ad oltranza.
Ultimo, lampante, esempio di ciò è l’adozione dei cellulari come strumento didattico da parte di alcune scuole statunitensi. In fondo, basta non essere ipocriti per arrivare a tale conclusione: in teoria, l’utilizzo dei cellulari a scuola sarebbe vietato, nella realtà dei fatti, invece, la stragrande maggioranza degli studenti utilizza tranquillamente il proprio telefonino in classe (per scopi talvolta discutibili).
Ed allora, perché non trasformare questa irreversibile situazione in un qualcosa di produttivo, facendo utilizzare i dispositivi mobili ai ragazzi, non più solo per giocare, inviare messaggini o registrare video, ma per studiare o ricevere comunicazioni importanti dall’istituto scolastico?
L’iniziativa, per ora, riguarda solo alcune scuole del Michigan, del Texas e del Maryland, ma siamo sicuri del fatto che possa presto espandersi.
Uno dei dibattiti più accesi nel nostro paese, riguardante la scuola, è quello relativo al caro libri. Ed allora, perché continuare ad utilizzare vecchi, costosi, pesanti supporti cartacei e non digitalizzare il tutto? In fondo, i cellulari di oggi, iPhone in testa, sembrerebbero proprio l’ideale per leggere e studiare in maniera più “divertente” e decisamente meno ingombrante. Un modo tutto nuovo di condividere appunti, idee ed abbattere i costi (fattore da non sottovalutare mai).
Al momento, ahinoi, tale discorso nel nostro paese è pura fantascienza. Certo, quando un qualcosa diventa di uso comune in quel degli States, dopo qualche anno approda anche da noi. Ma visto che siamo ancora oggi, nell’anno di grazia 2008, a discutere di maestri unici o molteplici, buoni e cattivi, asini ed intelligentoni, c’è davvero poco che ci permetta di sperare in un cambiamento repentino del sistema.