Si è conclusa nel pomeriggio dello scorso 29 settembre l’asta con cui il Ministero dello Sviluppo Economico ha assegnato le frequenza per la rete mobile di quarta generazione (4G). L’asta si è conclusa dopo 22 giorni e 469 tornate di rilanci ed ha fruttato alle casse dello Stato la cifra di 3.945.295.100 euro. L’incasso è andato ben oltre i 2,4 miliardi inseriti come dato previsionale nella “legge di stabilità”.
L’asta prevedeva l’assegnazione delle frequenza a 800 MHz, 1800 MHz, 2000 Mhz e 2600 MHz ed ha visto la partecipazione dei principali quattro operatori mobili nazionali: Vodafone, Telecom Italia (Tim), Wind e H3G (Tre). I cinque blocchi nella banda da 800 MHz sono stati così assegnati: Due blocchi a Vodafone, due blocchi a Telecom Italia ed un blocco a Wind. Questa fascia di frequenza è risultata la più contesa tra gli operatori e da sola ha fruttato 2,48 miliardi di euro.
Per la banda di frequenza a 1800 MHz i tre blocchi previsti sono stati assegnati a Telecom Italia, Vodafone ed H3G per un incasso complessivo di 447 milioni di euro. I quattordici blocchi previsti per le frequenze a 2600 MHz hanno registrato una distribuzione più uniforme tra i vari operatori con quattro blocchi assegnati a Wind ed H3G e tre blocchi assegnati a Telecom Italia e Vodafone. Non sono invece state assegnate le frequenza a 2000 MHz per le quali non è stato manifestato interesse. Il Ministero dello Sviluppo Economico accetterà eventuali offerte per i blocchi non assegnati entro le 12 del 3 ottobre.
Nel complesso Telecom Italia e Vodafone sono gli operatori che più hanno investito nell’asta con un esborso di 1,26 miliardi. Wind ha speso nella gara 1,12 miliardi mentre Tre ha investito 305 milioni di euro.
La banda a 2600 MHz sarà disponibile già nei prossimi mesi mentre le pregiate frequenza a 800 MHz saranno effettivamente utilizzabili solo dal 2013. L’assegnazione delle frequenze sarà valida fino al 2029 e permetterà lo sviluppo delle reti 4G inclusa la tecnologia LTE la cui sperimentazione partirà già nei prossimi mesi.
[Via | Sviluppoeconomico.gov.it]
[Photo Credits | Wikipedia]
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