iPhone: non tutto rose e fiori

di Silvio Spina Commenta

Cari lettori, siamo già a ad un mese di distanza dall’uscita dell’iPhone di terza generazione e i primi risultati di vendita del terminale sembrano aver soddisfatto appieno le previsioni della casa produttrice di Cupertino. Solo nella prima settimana di vendita si era arrivati a quota un milione di pezzi venduti e il trend era in costante crescita, per la gioia dell’azienda californiana.

In attesa di avere maggiori informazioni sui dati dei primi 30 giorni del touchscreen più famoso del pianeta, vi informiamo che il melafonino può giù usufruire di un nuovo aggiornamento firmware che andrebbe a correggere alcuni dei problemi dell’attuale versione. Un miglioramento generale delle prestazioni generali e di alcune applicazioni, come ad sempio le performances di Safari, che non possono far che piacere.


Ma non è tutto cosi semplice e non tutto fila cosi liscio come si può immaginare. A quanto pare l’aggiornamento per il firmware renderebbe il terminale utilizzabile soltanto con la sim card e non sarebbe più compatibile con le applicazioni non ufficiali, ovvero quelle scaricate dall’ormai noto App Store. Ma gli utenti che hanno acquistato il device in Italia non devono aver paura: il problema, infatti, si riferisce solo ai melafonini acquistati dall’estero e sbloccati.

Vedremo se sarà così o se ci sarà qualche altro “inconveniente” legato al nuovo upgrade, ma la Apple ha comunque tranquillizzato i clienti in tal senso. Un’altra particolare vicenda non certa positiva per l’iPhone 3G è la vicenda legata a MobileMe, una sorta di novità in ambito applicativo, che sfrutta la connessione Web per dei servizi legati alle applicazioni più utilizzate in ambito desktop.

A guardare la presentazione di Steve Jobs di qualche mese fa, MobileMe sembrava davvero un qualcosa di importante, caratteristica cruciale del successo del melafonino, ma che invece si è rivelato un vero e proprio flop, registrando alcune perdite di dati importanti da parte degli utenti che si sono affidati ad esso. Un caso che ha costretto Jobs alle scuse e ad un’accelerazione della risoluzione del problema.

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