Pop corn fatti con le radiazioni dei cellulari, la bufala torna su YouTube

di Redazione 3

Pop corn creati dalle radiazioni dei cellulari?

Sulla pericolosità delle radiazioni emesse dai cellulari abbiamo scritto anche noi diverse cose, talvolta preoccupate, talvolta meno. Ma c’è una cattiva abitudine che serpeggia sul web (e non solo) e che tende a creare inutili clamori allarmistici circa quest’argomento, tanto importante quanto studiato da fior fior di scienziati, decisamente più esperti di coloro che fanno dei video amatoriali su YouTube (o simili), “spettacolari” e senza uno straccio di spiegazione scientifica a loro supporto.

Il video che fa tornare in auge la vecchia bufala dell’uovo cotto con le radiazioni dei cellulari (della quale parleremo a breve) è quello che potete vedere qui sopra. C’è un gruppo di amici intorno ad un tavolo, al centro del quale vengono posizionati quattro chicchi di mais, circondati da tre telefonini accesi. Vengono quindi fatti squillare i dispositivi per un periodo imprecisato di tempo e, magia delle magie, al quarantesimo secondo di video (o giù di lì) i chicchi iniziano a trasformarsi in saporiti pop corn.

Non c’è che dire, il video è veramente simpatico e, fosse corrispondente alla realtà, avremmo trovato un metodo sublime per risparmiare qualche soldo sulla bolletta elettrica. Peccato però che, da un giornale autorevole come il Telegraph, arrivi un secco sbufalamento con basi scientifiche:

Premettendo l’impossibilità scientifica della cosa, i cellulari non producono nulla che sia assimilabile a ciò che è necessario (soprattutto a livello quantitativo) per la trasformazione di chicchi di mais in pop corn.


Quasi inutile sottolineare l’assenza di esaustive informazioni circa location, tempi tecnici e tutte quegli altri dati che potrebbero in qualche modo giustificare la riuscita di un video del genere, altro segno evidente che i pop corn fatti con le radiazioni dei cellulari rappresentano l’ennesima bufala sull’intrigante argomento.

Una foto relativa alla vecchia bufala

Adesso, come promesso, eccoci qui a rivangare le bufale del passato, e più precisamente quella che vedeva un uovo cotto proprio grazie alle radiazioni dei cellulari accesi. Come visibile anche dall’immagine qui sopra, i telefonini erano messi ai due lati dell’uovo e, a detta degli autori della curiosa storia, la loro azione era anche abbastanza rapida: 25 minuti per scaldare il guscio e poco più di un’ora per avere un pasto cotto al punto giusto.

Anche qui niente informazioni precise (tanto meno quelle di carattere scientifico) e tanto clamore inutile nella blogosfera (e non solo), per una faccenda presto sbufalata a dovere da joewein.de:

Nemmeno trasformando l’intera energia di due batterie per cellulari in onde radio (cosa pressoché impossibile) e concentrandole esclusivamente sull’uovo (quando in realtà vengono disperse in tutto l’ambiente) sarebbe possibile una cottura come quella descritta.

Insomma, con le radiazioni emesse dai telefonini non si scherza, ma nemmeno con l’opinione pubblica e la potenza di un mezzo come Internet. Fortuna che la stessa potenza ci permetta di sbugiardare ogni tentativo di bufala in men che non si dica, ma peccato che queste ultime vengano sempre più diffuse (spesso tramite e-mail di spam) rispetto alle loro reali spiegazioni.

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